S A N D R O L A Z I E R |
StudioLazier s.r.l. società d'ingegneria, architettura, urbanistica |
Progetto di ristrutturazione e ampliamento di una cantina vinicola - marzo 2011 |
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Alla realizzazione del documento hanno partecipato Sandro Lazier, Mario Boffa, Enzo Mastrangelo, Anna Lazier,
Enrico Bongiovanni |
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Il presente progetto deve la sua formulazione alla necessità d'incrementare, razionalizzare e favorire lo sviluppo aziendale dei vini di pregio. Data la limitata possibilità distributiva, ai fini d'un'efficace riorganizzazione dell'esistente almeno per quanto riguarda la parte centrale dell'impianto produttivo, si è scelto di demolire tale porzione a favore di un intervento ipogeo, da un lato aperto verso la valle con il favore dell'esposizione solare; dall'altro chiuso e isolato da luce e rumori, destinato a cantina d'invecchiamento, da ricavarsi sotto il viale e il giardino d'ingresso esistenti verso il lato nord dell'insediamento. Dall'analisi delle piante è possibile ricavare dimensioni e layout distributivi. Considerazioni, invece, più dettagliate riguardano alcuni elementi della costruzione. In particolare: - il cortile per la vendemmia e le lavorazioni esterne è rivolto in pieno sole, parzialmente interrato rispetto al vigneto antistante e coperto in larga parte da una ?struttura aerea posta ad un'altezza di 8 metri; - la separazione trasparente tra i locali destinati alla vinificazione e il cortile è costituita da una doppia parete vitrea con funzione di barriera climatica. All'interno della stessa trova spazio la scala panoramica di collegamento dei piani; - la realizzazione della cantina, al fine di favorire la massima compatibilità ambientale dei vini durante l'invecchiamento, avviene mediante la realizzazione di gabbioni per arginature in filo inox e pietrame locale. La ventilazione naturale richiama nella soluzione quella tipica dei luoghi lungo la direttrice est-ovest. Essa avviene grazie alla realizzazione di un tunnel attraverso il sottosuolo stradale, con sbocco nei terreni di proprietà adiacenti la strada comunale. Tale tunnel potrà essere utilizzato in futuro quale corridoio d'accesso ad una serie di cantine voltate destinate all'invecchiamento delle ?bottiglie d'ulteriori annate; - la copertura del cortile e di parte della struttura a livello del giardino d'ingresso avviene mediante la realizzazione di una lastra sbalzata e la sovrapposizione di pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Un'ultima considerazione riguarda l'elemento distintivo e fondamentale di tutta la costruzione, per il quale conviene una premessa teorica. Un breve itinerario storico, riguardo alle cantine vinicole sorte negli ultimi anni, sembra dichiarare un processo di trasformazione degli edifici che, dal puro piano della funzionalità produttiva e formale, va a quello della più risoluta vocazione comunicativa. La necessità di veicolare la bontà d'un prodotto, che la tecnica ha reso qualità diffusa, ha dapprima scelto la strada del tradizionalismo, comunicandone i significati più semplici e popolari. Se non che, la disinvoltura con cui veniva mistificata la storia male si rapportava con la necessità di autenticità e rigore richiesti da un prodotto e un territorio che di naturale, in senso letterale, non hanno nulla. Infatti, tutto ciò che riguarda il vino, compreso il paesaggio, è frutto di abile e cosciente trasformazione e manipolazione, che risale, è vero, alla notte dei tempi, ma che abbisogna di continua innovazione e conoscenza. Il tema del rigore operativo e della ricercatezza tecnica hanno quindi convinto i produttori più attenti a indagare architetture e ambienti con prevalenza di questo tipo di messaggio. Questo primo processo, dal tradizionale al tecnico, ha avuto il vantaggio di traghettare l'idea del vino da una dimensione romantica ad una decisamente contemporanea, tale da metterne in evidenza la dote principale: l'aspetto comunicativo. La conseguente pretesa di dotare edifici tecnicamente compiuti di una valenza mediatica dichiarata, ha coinvolto in modo massiccio architetti capaci di soluzioni espressive molto personali. Molte cantine hanno dedicato al loro aspetto architettonico e creativo la loro fortuna e notorietà. Quale dunque il passo successivo? Un interrogativo da cui, nell'affrontare un progetto nuovo e ambizioso, non ci si può sottrarre. Ecco allora che, secondo noi, il passo successivo è rappresentato da un'ulteriore invasione di campo in quella che è prerogativa della comunicazione nei suoi aspetti più sofisticati e ricercati: l'arte. Questa è la ragione per cui riteniamo che soluzioni solo architettoniche, sebbene risolte con il massimo dell'eleganza e della distinzione, data la loro intrinseca natura astratta, non riescano a comunicare quello che con maggiore evidenza è possibile ritrovare, per esempio, nella poesia d'un racconto letterario. Un racconto che, per sottrarsi all'insidia dell'ovvietà, non dovrebbe necessariamente rifarsi alle tematiche aziendali ma, affidandosi alla sorpresa emotiva che solo il senso di spaesamento sa procurare, potrebbe ricorrere ad una visione totalmente aliena. In quest'ottica va quindi letta la soluzione destinata alla degustazione dei vini che proponiamo. Data la posizione dominante sull'intera valle del Tanaro fino alle Alpi, come se si stesse a bordo di un velivolo immaginario, lo stesso potrebbe assumere le sembianze, risolte in forma artistica, di un grande airone, oppure d'una fenice, riposante sul tetto della cantina ma pronto a decollare con i visitatori a bordo, per un viaggio fantastico sopra una parte di mondo. Ovviamente accompagnati da un bicchiere di ottimo vino. Molti sono i riferimenti allegorici, tutti positivi, che riguardano la fenice. Risalgono alla civiltà egizia (così è salva la tradizione) e concernono fertilità e rinnovamento. Così dalla mitologia dell'antico Egitto: "Come l'airone, che s'ergeva solitario sulla sommità delle piccole isole di roccia che sbucavano dall'acqua dopo la periodica inondazione del Nilo che ogni anno fecondava la terra col suo limo, il ritorno della Fenice annunciava un nuovo periodo di ricchezza e fertilità. Non a caso era considerata la manifestazione dell'Osiride risorto, e veniva spesso raffigurata appollaiata sul Salice, albero sacro ad Osiride. Per questa stessa ragione venne riconosciuta quale personificazione della forza vitale, e - come narra il mito della creazione - fu la prima forma di vita ad apparire sulla collina primordiale che all'origine dei tempi sorse dal Caos acquatico." |
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