S A N D R O L A Z I E R |
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Relazione
Illustrativa Questo progetto intende incrociare la ricerca e le esperienze artistiche di Mario Galvagni, la GestaltEcologia, con quelle semiologiche di Sandro Lazier. Secondo i concetti di ecologia della forma, qualsiasi risultanza morfologica è dovuta all'interazione di eventi naturali, tra loro stessi e tra loro e l'uomo. In questo caso si riproduce lo stesso principio sul piano linguistico e segnico, mediante l'interazione di due parole, nella convinzione che la realtà evidente (natura) ci è nota soprattutto attraverso l'uso che di queste noi facciamo. Le due parole, composte una di quattro lettere e l'altra di cinque, sono ordinate in sequenza per ovvi motivi semantici. La prima è ROMA, parola che giustifica il titolo per via della sua collocazione ma che, proprio per questo, lega indissolubilmente l'opera al luogo. Infatti, in una città diversa l'opera verrebbe smentita dal suo titolo (esempio di potenza lessicale). Le lettere che la compongono sono disposte e piegate secondo un criterio compositivo essenzialmente plastico, comunque adatto alla lettura sia in pianta che in prospetto. La seconda parola è MAXXI, rafforzativo del concetto espresso nel titolo, che riduce ulteriormente il campo d'azione di collocazione dell'opera. Particolarità dovuta all'interazione con la parola che la precede è il fatto che essa non è espressa ma esiste per negazione della precedente. Infatti, tramite un processo di sottrazione, la parola trova lettura grazie all'assenza delle sue lettere compositive. La sottrazione lascia dei frammenti che, se da un lato disturbano la percezione coerente della parola espressa (Roma), dall'altro sono essenziali per la comprensione di quella inespressa (MAXXI). Frammenti e tracce riferibili filosoficamente a concetti molto attuali, in cui la verità profonda e incorporea (la parola MAXXI) ci è nota non attraverso la coerenza e integrità della realtà evidente (la parola ROMA), ma grazie alla sua frammentazione e decostruzione. Questa condizione è essenzialmente segnica, imparziale e immune da qualsiasi vizio retorico tipico della metafora o del racconto figurato, semplicemente perché il segno viene sempre prima della sua interpretazione. Solo in secondo tempo, se comunque si vuole affidare significato all'opera, questa può assumerne vari. Tra i tanti, forse quello più pertinente, è il riferimento ai ruderi antichi. In questo caso, la fragilità, debolezza e precarietà del rudere sostiene l'autenticità e il pensiero forte di un'idea evidente anche se materialmente inespressa (la parola MAXXI). Come dire che la storia ci dice più verità con i suoi frammenti che con l'integrità della sua ricostruzione. Credo che per una città come Roma questo concetto risulti capitale. |
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