“Il
documentario non è una macchina per vedere, è una macchina
per pensare, sia per chi lo fa sia per chi lo vede” Thierry
Garrel
Documentare la storia mediante l’esibizione della tradizione costruttiva
è un modo efficace per procurare la riflessione nell’osservatore
e ed è sicuramente strumento pedagogico propedeutico al libero
pensiero.
L’ubicazione dell’opera è un complesso scolastico di
un centro montano con spiccate qualità urbanistiche, prospiciente
la via che porta al centro religioso. Sulla stessa si prospetta un elemento
architettonico di grande dimensione e di forma geometrica essenziale,
potenzialmente discordante rispetto alla complessiva frammentazione e
complessità del centro abitato.
Pertanto, l’opera in progetto intende proporre, oltre ad indubbi
aspetti figurativi e simbolici, una evidente soluzione d’ispirazione
ar-chitettonica per accordare l’esito complessivo dell’intervento
con la musicalità del contesto urbanistico generale.
Si propone quindi una macchina per pensare, nella quale
diversi elementi della tradizione costruttiva locale compongono un sistema
strutturale il cui complicato equilibrio non dipende da un ordine rigido
e simmetrico ma dalla partecipazione corale di tante autonome, libere
e particolari individualità. Questa condizione è soprattutto
metafora del nostro stato civile presente: quello democratico, nel quale
il rispetto della libertà degli individui e delle minoranze è
requisito essenziale di convivenza pacifica e di benessere diffuso.
Elementi singoli ripresi dalla tradizione architettonica costituiscono
un elenco simbolico-formale che racconta la storia di un preciso luogo
(Ecologia della forma, secondo Mario Galvagni). L’elenco documenta
e costringe a pensare.
Ogni elemento racconta di sé e tutti insieme raccontano il territorio
e il tempo meglio della narrazione storica tradizionale, spesso ingannata
da una visione romanzata e pittoresca dei fatti e degli avvenimenti. Ciò
detto, conosciamo bene la necessità di figurare il racconto per
esprimere efficacemente concetti astratti. Questa è la ragione
della comparsa nel progetto di alcune figure note, quali il traghettatore
dal giorno alla notte ripreso dall’araldica comunale, della sfera
sospesa quale riferimento al cosmo e alla universalità delle idee,
dell’uccello simbolo del volo e dell’aspirazione umana per
tale gesto, sia in senso allegorico che concreto.
Tecnicamente l’opera consiste nell’installare sulla parete
della palestra aggettante verso la via pubblica – parete preventivamente
colorata con pittura per esterno di color cielo - una carpenteria in legno
larice lamellare, sostenuta e unita nei nodi e nelle giunzioni da elementi
metallici in acciaio inox, intersecata da una tesata metallica adatta
a sostenere, mediante una doppia puleggia, una sfera costruita con sezioni
multiple, sempre di legno larice. Sul trave orizzontale che costituisce
il telaio ligneo sono infine collocati vari elementi simbolici in ferro
nichelato e legno. Tutta l’opera è ancorata alla parete in
cemento armato della palestra e, in parte, al solaio di copertura della
stessa. Il peso complessivo risulta di kg. 4.300 circa, ripartito sulla
lunghezza di parete di mt. 13,50 circa e su una superficie complessiva
di mq. 130. Il carico per metro quadrato di parete risulta essere di Kg.
30 circa, inferiore a quello che si otterrebbe applicando alla stessa
parete un qualsiasi rivestimento lapideo o ceramico. Tale carico, nel
caso in cui un eccesso di cautela suggerisse una maggiore prudenza nei
riguardi della stabilità della struttura esistente, con adeguati
accorgimenti sarà possibile ridurre di un ulteriore 35%.
L’installazione dell’opera avviene con l’ausilio di
cestello mobile e autogru posizionati nella via sottostante. La sequenza
delle opere di posa in opera andrà dal fissaggio delle piastre
di sostegno alla muratura esistente, alla messa in dimora, con l’ausilio
di funi provvisorie, delle travi di sostegno ortogonali alla muratura
stessa, per passare infine al posizionamento delle travi inclinate, delle
pulegge e degli accessori in ferro; il tutto nella massima sicurezza e
senza l’ausilio di ponteggi fissi provvisori. La durata del cantiere
è prevista in giorni 6 lavorativi. Grazie a tale sistema di montaggio,
la stessa opera potrà in futuro e per necessità essere smontata
nelle sue parti costituenti e ricomposta in altro luogo.
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